Storia delle gawazee
Le gawazee (al singolare gazya), tradizionali interpreti popolari della danza orientale (raqs al-sharqi) sono delle figure chiave per comprendere il significato profondo della danza del ventre. Queste ballerine, infatti, continuano ancora oggi ad influenzare le coreografie e l’improvvisazione che stanno dietro a questa meravigliosa disciplina artistica. Se dalle più raffinate e istruite almee le attuali danzatrici del ventre hanno ereditato la disciplina e lo studio costante, dalle belle e sensuali gawazee hanno ereditato l’estro artistico, la spontaneità e l’estrema originalità. Vediamo nel dettaglio chi erano le gawazee, affascinanti rappresentanti della tradizione artistica orientale.
La componente gitana della danza del ventre
Alcuni ritengono che le ballerine gawazee appartenessero ad una Cabila (ovvero ad una tribù berbera o beduina) e che esse risiedessero nelle regioni orientali dell’Egitto. Probabilmente le gawazee giunsero in questa terra in tempi assai remoti in seguito ad un grande flusso migratorio proveniente dall’India e che si diresse anche nell’Africa del Nord. Un’altra ricostruzione storica, invece, colloca queste danzatrici tra il 1300 e il 1400 presso la corte ottomana (dove venivano chiamate cengi o cingene); esse dunque sarebbero giunte in Egitto all’epoca della conquista turca. Ad ogni modo va detto che il termine gawazee letteralmente significa “emarginate”, ma viene generalmente tradotto come “zingare” o “gitane”.
Le gawazee vivevano in campi nomadi relegati ai confini delle principali città e, a differenza delle altre ballerine dei tempi, si esibivano pubblicamente (per strada, nelle piazze, nei mercati, in occasione delle fiere o lungo le rive del Nilo) a volto scoperto e con abiti succinti e particolarmente osè, anche davanti a spettatori di sesso maschile, contravvenendo agli usi e ai costumi imposti dalla cultura islamica.
Esse erano, dunque, l’emblema indiscusso della danza tradizionale popolare, che poteva essere distinta in due differenti categorie: la raqs sha’abi o danza delle campagne e la raqs baladi o danza del paese. La prima categoria, dall’inconfondibile stile folcloristico e vivace, caratterizzava perlopiù le danze che si eseguivano in occasione dei matrimoni e delle feste religiose; il secondo tipo, invece, che si era sviluppato nei contesti urbani, dava ampio spazio all’improvvisazione e all’espressione individuale.
Le gawazee si esibivano in tutte le principali città egiziane e danzavano sulle note di vari strumenti tradizionali (come il rebab o il mizmar) e al ritmo dei tamburelli percossi dalle donne più anziane della tribù. Il loro ballo era caratterizzato da movimenti ondulatori assai marcati, mentre il loro abbigliamento si contraddistingueva per il fatto di essere particolarmente vistoso, fatto di ampie gonne multicolori, bracciali, sonagli, paillettes, anelli e collane.
Se una gawazee era nei dintorni era impossibile non accorgersene: ogni suo passo, infatti, era accompagnato da un inconfondibile tintinnio. Anche il trucco era assolutamente appariscente e sgargiante, al fine di sottolineare l’intensità dello sguardo e la bellezza dei lineamenti; il colore dei capelli, invece, veniva solitamente ravvivato grazie all’henné, una tintura ricavata dall’essicazione delle foglie della Lawsonia inermis. Non va dimenticato, d’altra parte, che queste donne gitane, estremamente fiere e determinate, consideravano la danza una vera e propria professione, grazie alla quale potevano vivere dignitosamente ed esprimersi artisticamente. Tuttavia il ballo non era l’unica professione cui le gawazee erano dedite: alcune di esse, infatti, si prostituivano, altre praticavano l’arte della chiromanzia o della lettura dei fondi di caffè e altre ancora realizzavano tatuaggi con l’henné e circoncisioni ai neonati.
La campagna d’Egitto
Napoleone Bonaparte e il suo esercito giunsero ad Alessandria d’Egitto il 1 luglio 1798 con l’intento “ufficiale” di liberare il popolo egiziano dalla nefasta dominazione dei Mammalucchi. Qualche mese più tardi erano in marcia verso il Cairo, dove ebbero modo di assistere alle esibizioni delle gawazee. I francesi, che provenivano da un contesto sostanzialmente puritano e perbenista, rimasero estremamente colpiti dall’avvenenza e dalla sensualità delle danzatrici, tant’è che riconobbero ai movimenti del loro ballo (e in particolare a quelli eseguiti con il bacino) un potere altamente afrodisiaco. Fu proprio in seguito a queste considerazioni che la tradizionale raqs al-sharqi cominciò ad essere denominata danza del ventre. Le gawazee non esitarono a concedere ai soldati stranieri prestazioni di altro genere, creando scompiglio non solo tra i francesi ma all’interno di tutte le truppe occidentali che stanziavano in Egitto. Il susseguirsi di questi incontri intimi contribuì ad accrescerne la cattiva reputazione.
D’altra parte la loro influenza negativa sul rendimento delle truppe portò a quella che è passata tristemente alla storia come la strage delle gawazee: ben 400 danzatrici, infatti, vennero barbaramente uccise tramite decapitazione dalla gendarmeria di Napoleone Bonaparte e i loro corpi furono gettati nelle acque del Nilo. Fu per questo motivo che nel 1834 il governatore dell’Egitto Muhammad Alì (noto anche con il nome turco di Mehmet ‘Ali) vietò alle gawazee di esibirsi al Cairo, costringendole ad una migrazione verso le regioni meridionali dell’Egitto, dove erano di stanza degli stranieri e, in particolare, gli inglesi, i francesi e gli americani.
Un gruppo folto di esse si rifugiò ad Esna, situata sulla sponda occidentale del Nilo. Tra di esse vi era anche la danzatrice di origini siriane Kuchuk-Hanem, che ebbe modo di esibirsi per il romanziere e poeta Gustave Flaubert e per il suo amico fotografo Maxime Du Camp. Lo scrittore rimase immediatamente folgorato dalla bellezza e dalla sensualità della ballerina, tant’è che la bella Kuchuk-Hanem divenne nota in Occidente come l’amante di Flaubert. Quest’ultimo scrisse di lei in una lettera indirizzata alla propria madre “è una delle cose più meravigliose che si possano vedere”, mentre all’amico Louis Bouilhet descrisse le sue incredibili doti amatorie, omettendone, tuttavia, il talento di ballerina. In tal modo egli non fece che confermare la visione riduttiva e avvilente che all’epoca gli europei avevano delle danzatrici orientali. Nel 1850 il divieto emanato da Mehmet ‘Ali fu sospeso e le gawazee, finalmente, poterono rientrare al Cairo.
Gawazee: antesignane del movimento femminista
Le gawazee egiziane, per certi versi, possono essere considerate le antesignane del movimento femminista degli anni settanta del novecento. La loro intraprendenza e la consapevolezza del potere espressivo del proprio corpo, infatti, anticipava l’ideologia femminista occidentale, secondo cui la donna deve riappropriarsi del proprio corpo e deve avere la possibilità di vivere liberamente la propria sessualità.