Danza orientale e cinema
L’arte cinematografica, considerata a buon diritto la settima arte, oltre al suo valore estetico intrinseco ha il potere di promuovere, rendendole popolari, le discipline artistiche di cui registi e sceneggiatori decidono di occuparsi. Quando cinema e danza del ventre si sono incontrati è stato subito amore a prima vista: all’epoca in cui il cinema si nutriva di vamp e di starlette, ovvero negli anni 40 del 900, giunse la danza del ventre con le sue eroine magnetiche e fascinose ad offrirgli un materiale umano estremamente appetibile per conquistare il grande pubblico. D’altra parte la danza del ventre si giovò di questo sodalizio in quanto, grazie al cinema, finalmente fu consacrata come espressione artistica vera e propria e non più etichettata, nel migliore dei casi, come mero spettacolo di intrattenimento.
Tahia Carioca e Samia Gamal: le regine cinematografiche della danza del ventre
Thaia Carioca
Tahia Carioca (nome d’arte di Badaweya Mohamed Kareem Al Nirani), considerata la leggenda della danza del ventre, nasce in Egitto nel febbraio del 1922. Ben presto si trasferì con la sua famiglia ad Ismailia, città egiziana situata sulla riva occidentale del Canale di Suez. La piccola Badaweya mostrò immediatamente la sua propensione per il mondo della danza, ma questa innata passione fu aspramente criticata dai fratelli, che ritenevano la danza un’arte che non si addiceva ad una donna di buoni principi. Malgrado la giovane età, Badaweya possedeva già una personalità forte e intraprendente e, pertanto, non tollerò le proibizioni che le erano state imposte in casa. Per questo motivo la ragazza si trasferì al Cairo, presso l’amico di famiglia Suad Mahasen.
Questi era proprietario di un night club e la giovane, essendo ansiosa di raggiungere una propria indipendenza economica, gli chiese un lavoro; Suad, tuttavia rifiutò, in quanto, riteneva che Badaweya fosse troppo giovane per esibirsi di notte. Tuttavia diversi impresari che frequentavano la casa di Suad, notarono il talento e la bellezza di Badaweya e la segnalarono a Badeia Masabni, famosa ballerina libanese, insegnante e proprietaria di un rinomato locale notturno, il Casino Opera. La donna, che aveva un notevole fiuto per la ballerine talentuose, una volta vistala danzare, non esitò ad inserirla nel proprio corpo di ballo. Badaweya, in tal modo, ebbe modo di continuare a studiare e di sperimentare nuovi stili di ballo, scoprendosi, tra l’altro, un talento molto eclettico e versatile. Fu così che decise, insieme al suo coreografo, di ballare sulle note di un inedito sound nato dall’incontro delle sonorità brasiliane con quelle egiziane; questa originale commistione divenne la sua cifra stilistica, tanto da farle modificare il suo nome d’arte in Tahia Carioca.
Le sue esibizioni duravano circa 20 minuti, ma erano sufficienti ad incantare il pubblico di avventori. Il Casino Opera procurò molta notorietà a Tahia, ma la sua ufficiale consacrazione come artista si ebbe nel 1936, quando il re Farouk le chiese di esibirsi in occasione delle celebrazioni del proprio matrimonio. Tahia danzò accompagnata dalla suadente voce della cantante Om Kalsoum, che nutriva per lei una profonda ammirazione; parlando di Tahia, infatti, disse che era una danzatrice superiore alle altre, in quanto era in grado di cantare con il corpo.
Un simile talento non impiegò molto tempo ad essere notato dagli impresari cinematografici e nel 1946 Tahia ottenne il ruolo di protagonista nella celebre commedia Li’bet al-Set (Woman’s Play, 1946). Da quel momento in poi la sua carriera cinematografica spiccò il volo e partecipò ad oltre 200 lungometraggi. Uno dei più famosi è Shore of Love, film egiziano del 1950 in cui la bella attrice interpreta il ruolo di una danzatrice del ventre, che è solita esibirsi sotto gli occhi attenti e ammirati degli uomini. La sua avvenenza, la sua voce armoniosa, il suo innato talento come ballerina, il suo spiccato senso dell’umorismo e il suo stile inconfondibile la resero celebre in tutto il mondo. Addirittura in Egitto Tahia fu considerata una vera e propria leggenda, una sorta di Marylin Monroe del mondo arabo. Proprio grazie a questa grande artista la danza del ventre venne finalmente sdoganata e fu possibile apprezzarla al di là di ogni pregiudizio.
A proposito della intensa vita privata di Tahia, una curiosità degna di menzione riguarda il fatto che l’attrice si sposò per ben 14 volte, in quanto non ammetteva la possibilità di avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Tra gli altri convolò a nozze anche con l’attore egiziano Rushdi Abaza (1926-1980), che precedentemente era stato sposato con la collega e amica Samia Gamal.
Tahya muore di infarto nel 1999 presso la capitale egiziana, la città che l’artista aveva amato più di ogni altra.
Samia Gamal: la danzatrice dai piedi scalzi
Samia Gamal (nome d’arte di Zaynab Ibrahim Mahfuz) nasce il 24 marzo del 1922 a Wana, una piccola città egiziana. Anche Samia, come Tahia, in giovanissima età scoprì la sua passione per la danza e, essendosi trasferita con la sua famiglia al Cairo, non tarda ad essere ingaggiata, analogamente alla sua collega, dalla famosa ballerina Badeia Masabni per esibirsi nel suo Casino Opera.
Qui ebbe modo di conoscere Tahia e di condividere con lei il palcoscenico. Al suo primo assolo di danza, a causa della forte emozione, Samia dimentica la coreografia del ballo e un pubblico inclemente non esita a fischiarla; mortificata la giovane si allontana dal palco, ma il coreografo la costringe a ritornare in scena. Ancora frastornata la bella danzatrice, per superare il momento di difficoltà, decide di togliersi le scarpe e di dare vita ad una improvvisazione. La sua originale performance manda in delirio il pubblico che la acclama a gran voce.
Da quel momento in poi Samia prende ad essere conosciuta come la danzatrice dai piedi scalzi. La carriera della talentuosa ballerina comincia a prendere una piega decisamente positiva e si consolida grazie alla relazione con l’attore e musicista Farid el-Atrash, che suonava l’Oud (uno strumento cordofono che appartiene alla famiglia dei liuti a manico corto) presso lo stesso locale in cui Samia si esibiva. Il loro legame sentimentale conduce ben presto anche ad un connubio artistico, tant’è che insieme gireranno numerosi film (L’amore della mia vita, La principessa diavoletto, ecc.) diventando una coppia cinematografica molto apprezzata.
Tuttavia la loro storia d’amore naufraga e Samia, al fine di sfuggire all’invadenza morbosa della stampa nella sua vita privata, si trasferisce all’estero, dove, tra l’altro riscuote un gran successo. Si esibisce infatti a New York presso il celebre nightclub The Latin Quarter e in numerose nazioni europee, trasformando la danza orientale in un fenomeno di portata mondiale. In America sposa il facoltoso texano Sheppard King III, che non esiterà a convertirsi, per amore di Samia, alla religione musulmana.
Tuttavia la loro unione non dura a lungo e, ottenuto il divorzio, ritorna in Egitto con un rinnovato patrimonio artistico. Nel 1958, all’età di 34 anni, convola a nozze con l’attore egiziano Rushdi Abaza, con cui rimarrà sposata per 17 anni. In seguito al fallimento di questa relazione Samia decide di ritirarsi dalle scene.
Il grande merito di questa artista è stata la sua capacità di fondere, con sapienza e grazia, danza classica, danza latino-americana e danza del ventre, dando vita ad un originalissimo ed inconfondibile stile.