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Storia della danza del ventre

Storia della danza del ventre

La storia della danza del ventre (in lingua originale Raqs Sharqi) desta interesse non solo nei cultori e in chi pratica questa disciplina artistica, ma anche in tutti coloro che sono affascinati dagli antichi miti delle terre d’oriente. Nella ricostruzione storica della genesi di questo ballo, infatti, si mescolano armonicamente realtà e leggenda.
La danza del ventre, che in inglese è denominata belly dance ed è conosciuta anche come danza dell’est, ha senz’altro origini assai remote che risalgono agli antichi rituali primitivi atti a propiziare la fertilità (sia in riferimento alla terra che alla maternità). La danza veniva eseguita esclusivamente dalle donne davanti ad un pubblico femminile; solo col tempo essa divenne uno spettacolo accessibile anche agli uomini.

Il Mito della Grande Madre

Il mito della Grande Madre, condiviso da numerose civiltà a partire dall’epoca Paleolitica, fa riferimento all’esistenza di una dea in grado di incarnare diversi aspetti della vita: la terra, l’acqua e la procreazione. Col tempo le diverse declinazioni del mito diedero luogo a figure femminili memorabili ed emblematiche come Ishtar, Astarthe, Afrodite/Venere, Ecate, Diana/ Artemide, Demetra, Cerere, Persefone e Proserpina.

Ma fu attorno alla dea babilonese Ishtar (dea madre e dea della luna) che si sviluppò e prese forma una particolare danza, caratterizzata da movimenti rotatori e sinuosi, eseguita dalle sacerdotesse per i loro rituali religiosi. Si tratta proprio dell’archetipo destinato a tramutarsi col tempo nella danza del ventre, così come la intendiamo oggi.

Sulla falsariga del culto di Ishtar si sviluppò in Egitto quello di Iaset, che simboleggiava la luna e la bellezza femminile. Le affascinanti e aggraziate donne egiziane davano luogo a danze propiziatorie per ingraziarsi la benevolenza della dea, affinché essa concedesse loro fertilità, bellezza e fascino.

Dalla danza sacra alla danza intesa come intrattenimento

Col passare del tempo, la danza del ventre, inizialmente nata come tributo alla divinità, finì col tramutarsi in intrattenimento vero e proprio in occasione delle feste e delle celebrazioni pubbliche. La intesero in questo senso soprattutto le popolazioni arabe del nord-africa e del medio-oriente.

La danza del ventre divenne la danza tradizionale di quei luoghi, trasformandosi ben presto in motivo di orgoglio della cultura folcloristica. Non a caso in Egitto, durante il regno degli abbasidi (secolo X), cominciò a prender piede la figura della danzatrice professionista. Essa può essere distinta in due differenti categorie: la “almea” (in arabo “donna saggia”) e la “ghaziya” (danzatrice gitana appartenente alla tribù nomade di origine indiana Ghawazy).

Le prime sono delle interpreti più istruite, raffinate e complete che si esibivano esclusivamente per le donne, mentre le seconde sono delle danzatrici pubbliche di estrazione popolare che perlopiù si esibivano in strada o nei cortili delle case per festeggiare matrimoni e nascite, quindi anche davanti ad un pubblico maschile.

La almea era, dunque, rappresentante della danza sacra, mentre la ghaziya simboleggiava quella profana, che si caratterizzava per spontaneità ed improvvisazione. La danza del ventre, così come oggi la conosciamo, è senz’altro l’erede degli antichi balli delle gitane provenienti dall’India, ovvero delle ghawazee. Sin dalle sue origini le danzatrici, ricoperte di bracciali, paillette, orecchini, anelli, sonagli, pendagli, frange e decorazioni realizzate con l’henné, risultavano molto eccentriche ed originali.

Primi contatti con l’occidente

Tra il 1798 e il 1799 il generale Napoleone Bonaparte intraprese una campagna militare in Egitto. L’esercito napoleonico ebbe modo, nel corso della spedizione, di venire a contatto con la danza orientale delle ghawazee e ne rimase piacevolmente deliziato, soprattutto grazie ai maliosi movimenti del bacino che vennero letti in chiave afrodisiaca.

Per questo motivo essi decisero di denominarla danza del ventre. In seguito anche i viaggiatori europei, che si recavano in Egitto per i propri affari commerciali, cominciarono ad assistere e ad apprezzare le esibizioni delle danzatrici pubbliche. Col tempo intellettuali, pittori ed artisti, durante le loro trasferte egiziane, non esitarono ad ammirare gli affascinanti balli delle ghawazee, malgrado fossero profondamente diversi da quelli a cui erano abituati.

Basti pensare che il celebre pittore parigino Eugenie Delacroix, appartenente alla corrente romantica, dopo aver assistito a uno spettacolo di danza del ventre ebbe a dire che

“la bellezza delle ballerine orientali traspare in tutto ciò che fanno”.

Chicago World’s Fair

Il vero e proprio sdoganamento della danza del ventre si ebbe nel 1893 in occasione dell’ Esposizione Universale di Chicago, nel corso della quale si esibì nell’ indimenticabile spettacolo The Algerian Dancers of Morocco una ballerina siriana, Farida Mazar Spyropoulos, nota come Little Egypt.

Da questo momento in poi furono assai numerose le emulatrici che portarono questa danza sensuale ed esotica nei cabaret statunitensi. L’ammirazione e l’interesse per questa disciplina artistica è testimoniata anche dalle numerose pellicole cinematografiche hollywoodiane dei tempi, in cui apparivano le danzatrici del ventre (sia orientali che occidentali) mentre si esibivano nelle loro coreografie.

Frattanto in Egitto cominciarono a sorgere locali dedicati esclusivamente ad un pubblico europeo (si pensi al Casino Badia) dove avevano luogo gli spettacoli delle ballerine orientali. Nel corso degli anni settanta del 900, in concomitanza con la nascita e lo sviluppo del movimento femminista, la danza del ventre divenne emblema di libera espressione artistica tramite il proprio corpo.

La danza del ventre oggi

Oggi la danza del ventre è una disciplina artistica sempre più diffusa nelle palestre, nelle scuole di danza, ma anche nelle sale parto, dato che essa è considerata anche un ottimo allenamento per le gestanti. Va detto, inoltre, che oggi questa disciplina si è aperta anche a inedite contaminazioni (si pensi, ad esempio, alla tribal fusion, alla hilal dance o alla oriental pop) ed è caratterizzata da un costante dinamismo dovuto a nuove ed originali sperimentazioni.

Questa tipologia di danza ha una molteplicità di funzioni: scolpisce il corpo (tonifica seno, spalle, braccia, ventre e cosce), lo rende più agile e flessibile, consente di praticare una disciplina artistica molto elegante e suggestiva, alimenta la fiducia in se stesse e, nel contempo, consolida il rapporto e l’intesa tra le ballerine. Si tratta, dunque, di un’attività polivalente in grado di soddisfare numerose esigenze e di aumentare in maniera significativa la percezione del proprio corpo.